La Tragedia di Mayerling (30 gennaio 1889).

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[immagini libere tratte da Pixabay o Wiky]

Audrey Hepburn e Mel Ferrer in «Mayerling» (1957)

Il 30 gennaio del 1889 – esattamente 130 anni fa – a Mayerling, un borgo della Bassa Austria nel distretto di Baden, si consumava un dramma. Quel giorno all’interno della tenuta di caccia dei reali degli Asburgo-Lorena vennero trovati i corpi dell’Arciduca Rodolfo, principe ereditario al trono di Austria-Ungheria e della baronessa Marie Von Vetsera, detta anche Mary o Maria.
I due, morti in circostanze misteriose e di certo tragiche, avevano una relazione segreta; si pensa che siano stati gli autori e al contempo le vittime di un omicidio-suicidio. Tale avvenimento turbò enormemente l’opinione pubblica mondiale. Rodolfo, figlio dell’Imperatore Francesco Giuseppe e di Elisabetta di Wittelsbach meglio nota come Sissynacque il 21 agosto del 1858 nel Castello di Laxenburg. La sua titolatura reale era la seguente: «Sua Altezza Imperiale e Reale, Arciduca Ereditario d’Austria-Ungheria, Principe di Transilvania, Granduca Ereditario di Toscana, Duca di Lorena e Principe di Boemia». Venne istruito dai migliori cervelli di Vienna; si formò nei più prestigiosi centri d’Europa. Sin da subito manifestò il suo senso estetico per l’arte e la pittura, esternando il suo amore per la letteratura e lingue straniere. Raffinato ed intelligente, sviluppò una mentalità molto liberale e rivoluzionaria che mal si confaceva con le rigide regole della vita di corte. Ricevette un’educazione molto rigida e militare che lo forgiò anche nel carattere: era un uomo risoluto e deciso, ma anche sofferente e malinconico, perennemente proiettato verso altri orizzonti ed altre aspirazioni.

Rodolfo d’Asburgo e Mary Vetsera

Fu obbligato a sposarsi con Stefania del Belgio e a vivere un matrimonio senza amore. Fu così che cominciò una vita dissoluta e nascosta, spesso senza controllo. Iniziò a frequentare delle prostitute e contrasse persino una malattia venerea. Una volta intrattenendosi con una delle tante meretrici al servizio degli uomini dell’alta società viennese, propose ad una certa Mitzi Kaspar di seguirlo nel parco per spararsi insieme a lui!  Sconvolta, riferì tutto alla polizia che inevitabilmente iniziò a sorvegliarlo.
Tramite una sua cugina, la contessa Marie Larisch, conobbe la baronessa Maria Vetsera, che l’aveva intrigata con i suoi modi eccentrici, stravaganti e terribilmente accattivanti. Un giorno mentre le mostrava il suo appartamento restò meravigliata da una strana oggettistica presente sulla sua scrivania: un teschio umano ed una rivoltella. In seguito le regalò un anello con una scritta davvero emblematica e misteriosa che col tempo è diventata oggetto di indagini storiche: «uniti nell’amore sino alla morte».
Il 29 gennaio di quell’anno Rodolfo organizzò una battuta di caccia nel casino di campagna di Mayerling con le persone e gli amici a lui più vicini. Maria lo raggiunse lì. Il mattino del 30, che era un mercoledì, molti degli ospiti del principe erano già andati via, e nonostante avessero bevuto sino a tarda notte già alle sette nella villa non c’era quasi più nessuno. Il suo valletto che aveva ricevuto l’ordine di svegliarlo alle 07:30, preoccupato dallo strano silenzio e dal vuoto fisico che percepiva nell’ambiente circostante, sfondò la porta che conduceva alle sue camere e trovò i corpi senza vita dei due amanti. Maria era stesa sul letto; Rodolfo in una posizione semi-seduta. Entrambi avevano un foro di proiettile alla testa: il dramma di Mayerling  si era compiuto!

Romy Schneider in «L’Imperatrice Sissy» (1955)

Nei giorni a seguire fu ufficialmente dichiarato che Rodolfo era stato colto da un attacco cardiaco; della baronessa invece non venne detto nulla.
Sui fatti di Mayerling è stato detto di tutto. Molti hanno pensato ad uno strano omicidio di Stato ideato e condotto dai separatisti magiari intenzionati a disunire le due corone di Austria e di Ungheria unificate allora in un solo impero detto proprio della doppia monarchia. Pare che Rodolfo sia stato utilizzato come elemento divisivo e destabilizzante della dinastia. La sua figura poteva prestarsi a tali congetture, e forse a corte aveva anche diversi detrattori. Uno di questi «nemici» fu proprio la contessa Larisch, la quale asserì (scrivendolo in seguito nelle sue memorie pubblicate nel 1913) che il principe puntava ad inimicarsi il padre per farsi addirittura incoronare Re di Ungheria! Per non parlare di tutte le trame a sfondo passionale che lo videro coinvolto nelle storie sentimentali più intricate e bizzarre.
Probabilmente la verità è molto più semplice di quanto possa sembrare. La mente di Rodolfo, costretto a vivere una vita non sua, vacillava giorno dopo giorno. La sua voglia di libertà era più grande del potere che un giorno avrebbe conseguito; il suo animo era quello di un visionario romantico ed eccentrico in perenne lotta con se stesso per avere un’esistenza libera da gravami e da restrizioni aristocratiche.

castello di Possenhofen

Su Maria, conclusivamente, occorre osservare quanto segue:

«era una ragazza eccitabile e appassionata, poco più che una bambina, e incapace di vedere che Rodolfo era pericolosamente folle, era stata abbacinata dal suo tono persuasivo al di là del buon senso e della ragione. […] Sotto la sua fatale influenza, la giovane sacrificò la propria bellezza, il proprio benessere e le prospettive di un brillante matrimonio»
[cit. da «I Grandi Misteri Insoluti» di John Canning – Mondadori, 1984]

Le morti di Mayerling  sono rimaste confinate nel dimenticatoio per tanto tempo. La loro copertura è stata una delle più abili azioni di oscuramento mai escogitate dalla ragion di stato.
L’accaduto venne occultato per paura che il trono potesse essere scosso dai vari personalismi ereditari, o che uno dei tanti movimenti insurrezionali operante in seno alle varie nazionalità dominate da Vienna potesse insorgere con veemenza nei territori controllati dagli Asburgo. Il loro imperio infatti si estendeva su diversi popoli: italiani, jugoslavi, cechi, slovacchi, romeni, moldavi, polacchi, ucraini e su altre comunità minori; tutti erano insofferenti e pronti da sempre alla ribellione. Già all’epoca di Rodolfo i tempi sembravano essere forieri di grandi malesseri politici. Il vento dell’indipendentismo, che guidava i singoli nazionalismi, soffiava  impetuoso proprio sui due imperi centrali; ben presto queste turbolenze avrebbero spinto l’intera Europa verso la prima catastrofe mondiale.

l’Imperatore Francesco Giuseppe

Il padre, il vecchio imperatore Francesco Giuseppe, fu uno dei sovrani più longevi della storia; eppure fu anche uno dei re più sfortunati di sempre. Rimase turbato dai tanti lutti che incredibilmente colpirono la sua famiglia.
Il primo fu quello della sua primogenita Sofia, morta prematuramente a Budapest a causa di una febbre altissima. Il secondo fu quello del fratello Massimiliano fucilato dai rivoluzionari in Messico; poi questo di cui si parla, ovvero del suicidio di Rodolfo. Dopo alcuni anni, nel 1898, seguì l’assassinio dell’infelice moglie Elisabetta uccisa a Ginevra da un anarchico italiano! Infine arrivò anche l’attentato al nipote Francesco Ferdinando erede al trono, ucciso nel 1914 a Sarajevo da un separatista serbo: questa fu la scintilla che innescò la Prima Guerra Mondiale.
Quando apprese dell’uccisione della moglie si dice che abbia esclamato: «su questa terra non mi è stato risparmiato nulla».

Gli Imperatori di Austria-Ungheria: una dinastia infelice!

 

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