Franz Von Werra: il nobile fuggiasco della Luftwaffe ✙.

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[immagini senza royalty by Pixabay]

manifesto della Prima Guerra

Franz Von Werra è stato uno dei più grandi piloti tedeschi della seconda guerra mondiale. Nacque nel 1914 in Svizzera, precisamente a Leuk nel Cantone Vallese. La sua vita è stata tanto breve quanto avventurosa.
Di nobili origini venne trasferito in tenera età in Germania assieme alla sorella Emma a causa di un improvviso impoverimento che colpì il piccolo clan dei Von Werra e fu affidato alle cure della famiglia dei Von Haber anch’essi di estrazione aristocratica. Già adolescente si mostrava particolarmente irrequieto, astuto ed intelligente. Nel 1934 presentò la domanda di arruolamento nella Luftwaffe, cioè nell’Aviazione Militare Tedesca, dove venne ammesso nel 1936. Da quel momento iniziò la sua avventura come pilota ai comandi dei nuovi aerei Messerschmitt Bf 109, i velivoli che più impensierirono la RAF inglese e le aeronautiche di tutti gli Alleati. Secondo alcuni, il Messerschmitt Bf 109, più veloce del rivale Spitfire britannico ma meno maneggevole, fu il caccia di maggior successo della Seconda Guerra Mondiale a motivo della sua enorme versatilità. Il suo battesimo del fuoco avvenne con l’invasione della Polonia ma il suo potenziale emerse durante la Battaglia d’Inghilterra. Nel maggio 1940 iniziò la sua collezione di vittorie aeree con l’abbattimento di diversi velivoli francesi, belgi ed inglesi. Il 5 settembre 1940 venne abbattuto da un pilota inglese e precipitò nei pressi di Marden nel KentFu arrestato e trasportato in una prigione militare vicino Londra e venne internato insieme ad altri soldati tedeschi in un campo di prigionia denominato Numero 1 nei pressi di Grizedale Hall. Il pomeriggio del 7 ottobre scappò durante la passeggiata quotidiana concessa ai prigionieri nella zona di Satterthwaite.

l’emblema della Luftwaffe

La notte del 10 fu scoperto da due guardie campestri vicino Broughton Mills, ma riuscì a far perdere l’equilibrio ad uno dei due poliziotti fuggendo ancora una volta con incredibile destrezza. La notte del 12 stanco ed esausto venne catturato e mandato nel campo di Hayes, chiamato Camp 13, a Swanwick nel Derbyshire, dove al termine della guerra fu allestito un centro conferenze. Qui con l’aiuto di alcuni ufficiali suoi connazionali, tra i quali il tenente austriaco Wagner suo amico, i maggiori Fanelsea e Heinz Cramer, il tenente Walter Manhard e altri due soldati, Willhelm e Malischewski, creò «un gruppo di scavo» per realizzare un tunnel sotterraneo ed evadere assieme ad altri prigionieri. La sua fervida immaginazione e la sua costante operatività mescolata ad un’innata voglia di libertà lo portarono ostinatamente all’attuazione di tale progetto. Tale impresa fu simile a quella ideata da un altro gruppo di prigionieri alleati, anch’essi piloti, che tentarono di fuggire da un campo tedesco nell’Alta Slesia chiamato Stalag Luft III, la cui vicenda è stata narrata nel 1963 dal regista americano John Sturges attraverso un film diventato poi una pellicola cult: «La Grande Fuga». Iniziarono a scavare il 17 novembre e finirono esattamente il 17 dicembre! La sera del 20 alle ore 20:00 dopo l’ultimo appello per alcuni di loro iniziò l’evasione. Mentre infuriava un bombardamento tedesco sul Derby alcuni dei prigionieri riunitisi in coro intonarono un popolare brano tedesco del 1827 intitolato «Muss i denn, muss i denn zum Städtele hinaus», che vuol dire: «se proprio devo, allora lascerò questa città». Di tutto questo, naturalmente, Werra era molto divertito !!!

Messerschmitt BF 109

Riuscirono a fuggire in cinque. Dopo aver indossato un’uniforme da ufficiale olandese in servizio alla RAF inglese, confezionata con l’aiuto di un amico sarto nel campo di Hayes, Werra tentò di intrufolarsi nella base aerea di Hucknall per rubare un velivolo e ritornare in Germania. È inutile dire che nei suoi incontri con i locali inventò le storie e le scuse più assurde attraverso quello strano accento olandese! Disse di essere stato abbattuto col suo Vickers Wellington sulla Danimarca e di prestare servizio nella base aerea di Dyce vicino Aberdeen. Così tra mille menzogne e tanti stratagemmi, sgattaiolando tra gli hangar pieni di motori Rolls Royce Avio, e tra bombardieri parzialmente danneggiati, si ritrovò ad avere finalmente tra le mani un caccia Hurricane. Si vide però puntato il revolver del caposquadriglia Boniface che arrampicandosi sull’ala lo costrinse a porre fine alla sua fuga. L’aeronautica inglese decise allora di trasferire Von Werra e altri prigionieri in Canada. Il 10 gennaio 1941 fu imbarcato assieme ad altri 1.250 suoi connazionali sulla “Duchessa di York”. Durante il tragitto «sognò ed immaginò i metodi più rocamboleschi e fantasiosi per fuggire da quella nave».

lo Spitfire inglese fu il rivale per eccellenza del Messerschmitt BF 109 tedesco

Fu portato in Nuova Scozia e da lì in treno in direzione di un campo di internamento in Ontario. Capì che il convoglio avrebbe attraversato un’area molto vicina al confine con gli Stati Uniti che all’epoca non erano ancora entrati in guerra contro i paesi dell’Asse; decise allora di saltare dal treno in corsa nella zona del fiume San Lorenzo. Arrivato a Prestcott si accorse che il grande fiume era ghiacciato. Lo specchio d’acqua lo avrebbe aiutato a raggiungere facilmente la città statunitense di Ogdensburg. Entrò finalmente negli Stati Uniti.
Il suo racconto divenne di dominio pubblico ed esagerando e forzando molti particolari della sua incredibile epopea attirò su di sé le simpatie dei molti tedeschi-americani che vivevano negli States. Venne accolto e protetto dal vice console tedesco di New York che ne ebbe cura per diverso tempo. Mentre soggiornava ancora in terra americana, nei primi mesi del ‘41, il governo britannico e quello canadese ne chiesero  l’estradizione. Non ci fu modo di ottenerla. A questo punto, colto da timore, Werra superò il confine messicano raggiungendo Panama e poi il Perù. Giunto in Brasile partì da Rio de Janeiro per la Spagna; poi da Barcellona per Roma; infine arrivò in Germania, dove venne accolto da Hitler in persona che rimase profondamente colpito dalle sue gesta. Ricevette la Croce di Ferro e fu promosso al grado di capitano. Tornato a volare sul suo Messerschmitt fu impegnato per un breve periodo sui cieli del fronte orientale, ma ben presto ritornò in azione sul Mare del Nord. Il 25 ottobre del 1941, forse a causa di un’avaria al motore o forse perché colpito dal fuoco nemico, si inabissò per sempre nei pressi di Vissingen sulla costa dei Paesi Bassi. Il suo corpo e il suo velivolo non furono mai più ritrovati.

monumento ai caduti, Harderwijk, Paesi Bassi

Di Von Werra rimangono le sue eroiche ed inarrestabili fughe. Di animo gentile e nobile, e avendo provato in prima persona la status di internato, si interessò alle condizioni dei prigionieri inglesi detenuti in Germania, battendosi affinché venisse garantito loro il miglior trattamento possibile. I suoi suggerimenti  vennero presi in grande considerazione. Tralasciando le sue vittorie accreditate, cioè di circa 21 velivoli abbattuti (dal 20 maggio 1940 al 31 luglio 1941) e i suoi gesti di profonda umanità, non rimane altro che ricordare qualche dettaglio sulla sua personalità. Di lui, il suo compagno di prigionia Heinz Cramer disse che era «un giovane onesto e piacevole, con un po’ di aria da spettacolo e con una meravigliosa immaginazione, ma tutto sommato affidabile ed onesto». Fu questa sua formidabile immaginazione che difese più volte la sua mente e il suo coraggio nei momenti più critici e disperati! Non rimane che raccontare ancora un ultimo simpatico episodio. In quella famosa sera, quando il caposquadriglia Boniface gli impedì pistola alla mano di decollare da quella pista inglese, Werra gli lanciò una sfida dicendogli che «prima o poi lui avrebbe lasciato il Regno Unito e che sarebbe ritornato in Germania». Lo invitò a scommettere sopra una bottiglia di Champagne. Così fecero. Qualche anno dopo, Boniface ricevette dal Brasile una cartolina con questa frase: «ho vinto la scommessa, mi devi una bottiglia di Champagne!».

 

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«il Corriere della Storia (& il Diario Boreale)» è un giornale di guerra che si occupa di etnoantropologia, di geografia e di linguistica. È un'antologia sul cinema che raccoglie tutte quelle pellicole ispirate a fatti realmente accaduti. È un foglio del passato che narra storie di luoghi, di uomini e di popoli. È un quaderno di storia che racconta i fatti del cielo, del mare e della terra, che hanno avuto come protagonisti gli uomini di ogni epoca !!!

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