Il racconto che predisse il naufragio del Titanic (1898).

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Futility, or The Wreck of the Titan

Nel 1898 uno scrittore americano di nome Morgan Robertson pubblica un libro dal titolo Futility dove viene narrata la storia di un transatlantico di nome Titan affondato nel suo viaggio inaugurale esattamente come il Titanic nel 1912. Il libro, inizialmente abbastanza anonimo, venne alla ribalta soprattutto per le tante e troppe coincidenze tra la storia narrata e i fatti accaduti 14 anni dopo. Venne pubblicato col nome di Futility ma dopo l’accaduto l’autore lo cambiò in Futility, or The Wreck of the Titan. Si iniziò a parlare di profezie e addirittura che il suo autore fosse dotato di poteri medianici. Robertson nacque nel 1861 ad Oswego, nello stato di New York, il 30 settembre 1861; si arruolò in marina e per molto tempo si occupò di invenzioni nautiche e di scrittura; scrisse diversi romanzi quasi sempre ispirati alla vita marinara; morì ad Atlantic City il 24 marzo 1915. Ma andiamo al thema di fondo. Il suo romanzo parla del viaggio inaugurale di un piroscafo salpato dagli Stati Uniti in direzione dell’Irlanda che affonda dopo un aver urtato contro un iceberg esattamente come avvenne per il Titanic. La storia, anche se parla di un viaggio al contrario, presenta numerosi punti coincidenti con quanto realmente successo.

Morgan Robertson

Da wiki: «entrambe le navi erano a tripla elica e avevano due alberi; entrambe erano definite “inaffondabili”; avevano dimensioni simili (244 metri di lunghezza e 45 000 tonnellate di stazza per il Titan, 269 metri di lunghezza e 46 328 tonnellate di stazza per il Titanic); viaggiavano a velocità simili (25 nodi il Titan, 22 nodi e mezzo il Titanic); entrambe avevano un numero di lance insufficiente per tutti i passeggeri; entrambe viaggiarono ad aprile; entrambe percorrevano la rotta che congiunge il Regno Unito con New York; entrambe affondarono di notte dopo aver colpito un iceberg sul lato di dritta; entrambe le navi naufragarono a circa 400 miglia nautiche (740 km) da Terranova; entrambe portarono alla morte migliaia di persone; il nome era simile (Titan ~ Titanic)».
La domanda è: ma tutto ciò come è possibile?
Va detto che Robertson prima di diventare scrittore era stato un uomo di mare, e dunque abituato ad assistere ai tanti disastri marittimi che accadevano di frequente; basti pensare che le navi a vapore con scafo in metallo non erano ancora diffuse come le tradizionali navi a vela costruite interamente o parzialmente in legno. Più che di coincidenze occorrerebbe parlare di un numero di dettagli causati dalla natura coincidente dei fenomeni, che per fattori di sincronicità temporale possono appalesarsi nel tempo in modo incomprensibile.

il Titanic

Si disse che Robertson avesse avuto tali premonizioni attraverso i sogni. In merito a ciò occorre dire che il filoso Schopenhauer in un suo scritto distingue i sogni in base a diverse caratteristiche. Alcuni sogni possono essere fatidici e sono in grado di annunziare cose lontane o addirittura future. Schopenhauer scrive testualmente: «i sogni teorematici (fatidici) costituiscono il più alto e più raro grado di preveggenza nel sonno naturale; quelli allegorici il secondo grado, più ridotto. Il sogno vero e teorematico che preannunzia una sventura e che si è fatto durante il sonno profondo, non si è tradotto in un sogno allegorico e quindi non è pervenuto alla coscienza se non come impressione sull’animo e sulla volontà stessa; quest’impressione si limita ad echeggiare, è un presentimento profetico, una cupa premonizione […] Del sogno teorematico, per quanto dimenticato, è rimasta una vaga reminiscenza, un ricordo indistinto, che non riesce ad affiorare alla coscienza, ma la cui traccia è rinfrescata dalla vita reale di quelle cose che, nel sogno dimenticato, avevano avuto su di noi un effetto così terribile».

iceberg

Il quesito è: possibile che Roberston abbia fatto un sogno profetico? Oppure che abbia semplicemente azzeccato un numero di fattori molto simili alla verità non lontani dalla semplice intuizione? La risposta è che una possibilità non esclude l’altra. È ipotizzabile infatti che una premonizione simile alla veggenza teorematica nasca anche da una ripetizione seriale di accadimenti che nel calcolo delle probabilità rientrano come assai verificabili. In questo caso la navigazione tra America ed Europa avveniva in un momento dell’anno in cui la presenza degli iceberg era molto capillare. Robertson da uomo di mare riuscì ad individuare il mese del disastro, mentre la vicenda del Titanic dimostrò che la sua intuizione onirica era esatta. Schopenhauer: «Alcune impressioni si impossessano di noi soltanto quando si verificano le prime circostanze relative alla sventura vista nel sogno teorematico, cioè quando ci si accinge a salire sulla nave che deve affondare  o quando ci si avvicina alla polveriera che deve saltare in aria».

 

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